Naturalismo e Verismo
Il mondo della letteratura di fine Ottocento riscopre la realtà, sia quella percepibile con i sensi che quella psicologica. L'affermazione del positivismo porta, infatti, con sé anche l'idea di poter indagare con metodo scientifico ogni ambito umano, compreso l'irrazionale.
Come i pittori si attengono fedelmente alla realtà percepita dai loro occhi per creare i propri dipinti, allo stesso modo i narratori descrivono le storie dei personaggi che vedono nascere e svilupparsi, con tutto il dolore insito in esse.
Di rado la letteratura naturalista è consolatoria, prediligendo storie di persone umili messe a dura prova dalla vita e di frequente sconfitte e ciò è spiegabile con la ragione di fondo che motiva gli scrittori: migliorare la società.
Maestro del naturalismo è il francese Emile Zola, autore di molti capolavori che descrivono le vicissitudini del proletario parigino e tra tutti ricordiamo Germinal.
Il libro pubblicato nel 1885 narra la drammatica vicenda di un operaio parigino licenziato in virtù delle sue idee politiche che trova lavoro come minatore, entrando in contatto con un mondo fatto di fatica, sofferenza, lotte represse nel sangue e morte.
In Italia il movimento letterario prende il nome di verismo, la corrente che vanta tra i suoi illustri esponenti Giovanni Verga e Luigi Capuana.
Il siciliano Giovanni Verga è l'autore di eterni capolavori, come Mastro Don Gesualdo e I Malavoglia, libri che narrono le vicende di vittime della società che sta scorgendo agli abbagli del progresso e dell'eterna lotta fra forti e deboli.
I sogni della classe proletaria appaiono destinati ad infrangersi, naufragando come la Provvidenza, la famosa barca attorno alla quale ruota la vicenda dei Malavoglia.